“Il futuro è allenare tutti, ma allenare bene. Quando io parlo con un allenatore di primo livello mondiale, la conversazione è molto semplice. Man mano che scendo di livello le conversazioni si fanno sempre più complicate, il contrario di quello che la gente crede. Le conversazioni complicate sono con allenatori di basso livello che credono che il primo livello è composto di cose complicate. Il primo livello è composto di cose semplici da dire ma difficili da fare. Il problema dello sport è fare le cose bene, non proporle in modo complicato” – Julio Velasco
Se fosse così semplice, tutti sapremmo farlo. La questione dello sport è molto più complessa e radicata nella mentalità di questo paese, che non riconosce il professionismo.
Molti allenatori, anzi, la quasi totalità di quelli che non appartengono ai “primi livelli mondiali”, sono figure che durante il giorno si dedicano ad altri lavori e non (o solo parzialmente) si concentrano su come migliorare l’allenamento dei propri atleti.
Oltre alle competenze personali, il problema principale risiede nella profondità di analisi con cui si affronta il lavoro quotidiano in palestra. Per capire come allenare tutti e farlo in modo efficace, sono necessari tempo ed esperienza; quel tempo e quella profondità che può derivare solo da un impegno totale.
È indispensabile che gli allenatori si dedichino completamente al loro ruolo, senza distrazioni o impegni esterni che possano compromettere la loro capacità di analisi e di intervento. Solo attraverso una dedizione totale e un approccio metodico si possono ottenere quei risultati che trasformano i giovani talenti in atleti completi.
Questo richiede non solo competenze tecniche, ma anche un’attitudine mentale che permetta di affrontare ogni sfida con passione e determinazione. L’allenatore deve essere una guida, un punto di riferimento che ispira fiducia e stimola la crescita, tanto umana quanto sportiva, dei suoi atleti.
Allenare nel settore giovanile, ma farlo in modo serio, non riguarda solo i talentuosi, ma implica dedicare tempo a: rivedere, osservare e analizzare i movimenti di ogni singolo atleta. È fondamentale raggrupparli in base alle loro esigenze e successivamente personalizzare le correzioni. Ogni atleta è unico e, sebbene l’errore possa apparire simile, la strategia di correzione deve essere diversa per ciascuno.
Bisogna avere la capacità di andare oltre le apparenze, di vedere il potenziale nascosto e di sapere come farlo emergere. In questo processo, la comunicazione diventa un elemento chiave: saper ascoltare gli atleti, comprendere le loro difficoltà e motivarli a superare i propri limiti è essenziale.
La pazienza e la perseveranza sono virtù imprescindibili. Gli errori fanno parte del percorso di crescita e un buon allenatore deve saperli trasformare in opportunità di apprendimento. È un viaggio condiviso, in cui anche l’allenatore continua a imparare e a crescere insieme ai suoi atleti.
Inoltre, è importante creare un ambiente positivo e di supporto, dove ogni atleta si senta valorizzato e parte di un gruppo. La coesione e il senso di appartenenza possono fare la differenza nei momenti di difficoltà, spingendo ciascuno a dare il meglio di sé.
Infine, l’innovazione e la continua formazione sono fondamentali. Rimanere aggiornati sulle nuove metodologie e tecnologie di allenamento permette di offrire sempre il meglio ai propri atleti, preparandoli non solo per competere, ma per eccellere.